Ammissibile il sequestro dei beni per l'amministratore di società che non paga il fisco
La Corte di Cassazione adotta la linea dura nei confronti delle società che non versano l'IVA a rate all'amministrazione finanziaria; con la sentenza n. 33587 del 31 agosto scorso, i giudici di legittimità hanno avallato il sequestro per equivalente sui beni dell'amministratore di una società che aveva chiesto la rateizzazione dell'IVA tramite un piano di ammortamento.
La vicenda si sviluppa a seguito della contestazione del reato di omesso versamento di IVA, contenuto nell’art. 10-ter del D.Lgs. n. 74/2000, ad un amministratore di società per aver omesso di versare l’imposta relativa al 2009 per l’importo di 251.319 euro nel termine previsto per il versamento dell’acconto relativo al periodo d’imposta successivo; la Corte di Appello aveva rigettato l’appello proposto avverso il decreto del GIP presso il Tribunale con il quale è stata respinta la richiesta di revoca del sequestro preventivo finalizzato alla confisca per l’equivalente disposta su somme di denaro nella sua diretta disponibilità per l’importo in precedenza indicato.
La Difesa:
La richiesta di revoca da parte del rappresentante legale della società era stata avanzata sul presupposto che il mancato versamento dell’IVA era dipeso da situazione di provvisoria difficoltà finanziarie della società e che comunque l’Agenzia delle Entrate aveva aderito alla richiesta di rateizzazione avanzata dal ricorrente il quale aveva rilasciato garanzie fideiussorie a copertura di quanto dovuto a titolo di imposta, interessi e sanzioni ed aveva anche già provveduto al pagamento delle prime due rate concordate.
Il Tribunale respingeva l’appello rilevando che il pagamento di due sole rate del piano di ammortamento ed il rilascio della polizza fideiussoria non potevano ritenersi equivalenti alla effettiva e definitiva estinzione della posizione debitoria con l’amministrazione finanziaria, condizione alla quale, secondo l’orientamento indicato anche in alcune sentenze della Cassazione, ritiene subordinata l’insussistenza dei presupposti per procedere a confisca.
L’Analisi dei giudici di legittimità:
I giudici della Cassazione sottolineano come le pronunce più recenti siano nel senso di ritenere che il sequestro per equivalente disposto nei confronti di persona sottoposta ad indagini per violazioni tributarie, non possa avere ad oggetto beni per un valore eccedente il profitto del reato; il giudice è tenuto a valutare l’equivalenza tra il valore dei beni e l’entità del profitto così come avviene in sede di confisca.
Per la Corte di Cassazione, tuttavia, le ragioni del sequestro possono venire meno solo con il completamento del pagamento rateale concordato.
Sino ad allora il sequestro rimane legittimo, ferma restando la possibilità di ottenere riduzioni in ragione degli importi versati.
Non può ritenersi, infatti, sufficiente il semplice accordo con l’amministrazione finanziaria seppure seguito dal pagamento di alcune rate in quanto finché il versamento non sarà completo, l’obbligazione assunta non potrà dirsi adempiuta.
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(Tratto da IPSOA)