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UE, al via il restyling della normativa sulla privacy

Lo scorso 25 gennaio 2012 la Commissione Europea ha finalmente adottato due proposte legislative volte ad attuare un'ampia riforma della normativa europea sulla tutela dei dati personali.

Il restyling di una normativa risalente a 17 anni fa (la direttiva sulla privacy attualmente in vigore, la 95/46/CE, risale al 1995!) era atteso oramai da un pò, visto che l'esplosione del web ha fatto si che oggi la circolazione dei dati in rete sia divenuta pressoché incontrollabile.

Intanto, però, il diritto alla tutela dei propri dati personali ha trovato nuovi e più ampi riconoscimenti: la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea afferma che "ogni persona ha diritto alla protezione dei dati di carattere personale che la riguardano".

L'articolo 16 del Trattato sul Funzionamento dell'UE ha introdotto una base normativa per l'adozione di atti in materia di privacy, sancendo espressamente che "ogni persona ha diritto alla protezione dei dati di carattere personale che la riguardano".

 

A seguito dell'entrata in vigore del Trattato di Lisbona, che ha ampliato le competenze dell'UE in materia di privacy, la Commissione ha avviato la revisione dell'attuale quadro giuridico sulla protezione dei dati.

In un discorso del gennaio 2010, Viviane Reding, allora Commissaria per la società dell'informazione, ha annunciato l'intenzione della Commissione di modernizzare le norme europee di protezione dei dati.

Nel novembre del 2010, la Commissione ha proposto una strategia per rafforzare le norme dell'UE sulla protezione dei dati, con l'obiettivo di proteggere i dati personali in tutti i settori, anche nelle attività di contrasto, riducendo la burocrazia per le imprese e assicurando la libera circolazione dei dati in tutta l'UE.

A tal fine, l'esecutivo comunitario ha lanciato una consultazione pubblica per la revisione della direttiva sulla protezione dei dati, con l'intento di sollecitare reazioni alle idee proposte.

Il Garante Europeo per la protezione dei dati personali, chiamato a pronunciarsi in merito alla ristrutturazione del quadro normativo, si è espresso favorevolmente, incitando la Commissione ad attuare riforme più incisive (cfr. Focus del 27 giugno 2011).

Anche la Corte di Giustizia è scesa in campo in favore della riservatezza dei dati, dichiarando, nel procedimento C-92/09, che quello alla protezione dei dati personali è un diritto fondamentale, che può essere compresso solo da limitazioni espressamente previste dalla legge ed in circostanze ben definite.

Insomma, le Istituzioni Europee sembrano concordi nella necessità di rafforzare la tutela dei dati personali dei cittadini europei. In effetti, dal `95 ad oggi molte cose sono cambiate: la già menzionata esplosione del web, l'avvento delle nuove tecnologie, che rendono obsolete le norme a distanza di pochi mesi, la globalizzazione, hanno reso la riforma oramai impellente.

La normativa attualmente in vigore, infatti, pensata per un mercato da poco liberalizzato, non è più in grado di tutelare efficacemente i dati personali degli individui nell'era digitale.

Peraltro, ad aggravare tale situazione, si aggiunge l'eccessiva frammentazione della normativa di recepimento, che ha assunto vesti parzialmente diverse in ciascuno Stato membro (nel nostro ordinamento la direttiva 95/46/CE è stata recepita con la legge n. 675/96, attualmente sostituita dal Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, il codice in materia di protezione dei dati personali).

Per questo motivo, la Commissione Europea ha pensato di sostituire la direttiva con un regolamento, il quale, in quanto direttamente applicabile in tutti gli Stati membri, non consente la frammentazione della normativa nazionale, e dunque l'incertezza del diritto, che ha provocato l'attuazione della direttiva 95/46/CE.

Infatti, il pacchetto di riforme presentato dalla Commissione lo scorso 25 gennaio, consta di una Comunicazione e di due atti legislativi: un regolamento, che istituisce un quadro generale dell'Unione per la protezione dei dati, destinato a prendere il posto della direttiva 95/46/CE, ed una direttiva sulla protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati a fini di prevenzione, indagine, accertamento o perseguimento dei reati e nell'ambito delle connesse attività giudiziarie, che prenderà il posto in parte della

direttiva 95 ed in parte della decisione quadro 2008/977/GAI (sulla protezione dei dati personali trattati nell'ambito della cooperazione giudiziaria e di polizia in materia penale). La principale novità consiste, come detto, nel fatto che un unico corpus normativo sulla privacy sarà valido in tutta l'UE.

Il nuovo regolamento alleggerisce le imprese dagli oneri amministrativi che l'esperienza ha dimostrato essere non necessari (come le prescrizioni in materia di comunicazione a carico delle imprese), con un conseguente risparmio di circa 2,3 miliardi di euro l'anno.

In luogo dell'attuale obbligo di notifica dei trattamenti alle autorità di protezione dei dati, il regolamento prevede maggiore responsabilità e un obbligo di rendicontazione per chi tratta i dati.

Le organizzazioni avranno a che fare con un'unica autorità nazionale di protezione dei dati nel Paese dell'Unione in cui hanno il proprio stabilimento principale, anche se i dati sono trattati da un'impresa con sede fuori dell'Unione.

Il consenso dei dati non potrà più essere presunto, ma occorrerà chiederlo esplicitamente.

Sarà più facile accedere ai propri dati personali e sarà agevolato anche il trasferimento dei dati da un fornitore di servizi a un altro (diritto alla portabilità dei dati), il che comporterà un miglioramento della concorrenza tra i servizi.

Il diritto all'oblio permetterà di gestire meglio i rischi connessi alla protezione dei dati on line: chiunque potrà cancellare i propri dati se non sussistono motivi legittimi per mantenerli.

Le autorità nazionali indipendenti di protezione dei dati avranno maggiori poteri coercitivi, potendo arrivare a comminare, alle imprese che violano il diritto dell'Unione, sanzioni pecuniarie fino a 1 milione di euro o pari persino al 2% del fatturato mondiale annuo.

La nuova direttiva, invece, estenderà i principi generali e le norme di protezione dei dati alla cooperazione di polizia e giudiziaria in materia penale. Le sue disposizioni disciplineranno i trasferimenti di dati sia nazionali che transfrontalieri.

Le proposte della Commissione passano ora al Parlamento Europeo e al Consiglio dei Ministri per la discussione e, una volta adottate, non entreranno in vigore prima di due anni.

L'intero pacchetto normativo è scaricabile dal sito: European Commission Justice


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